Kary Mullis


Questa la devo raccontare.
Bologna, orinatoio dell’auditorium Santa Lucia, dopo aver sentito una conferenza di Kary Mullis (Nobel per la chimica nel 1993) sulla PCR. Sto svuotando la vescica: la tenevo da qualcosa come cinque ore. Concentrato sulla minzione, mi accorgo appena che qualcuno entra e si mette a zampillare nel vespasiano accanto al mio. C’è una legge non scritta, tra uomini: se ci sono più posti, mai -MAI- occuparne uno adiacente ad un altro già impegnato. Butto l’occhio -altra violazione di quel medesimo codice- per vedere chi sia l’inopportuno. Ed è Kary Mullis.

Sbarro gli occhi: la gente, fino ad un attimo prima, faceva la fila per un suo autografo; io a malincuore avevo rinunciato ad incontrarlo, infastidito dalla calca, nonostante il suo “ballando nudi nel campo della mente” sia uno dei libri più interessanti che abbia letto quest’anno.
«Ehi, Kary», gli dico «ti darei la mano, ma come vedi sono un attimo occupato». Kary Mullis ride di gusto, divertito.

Scrollo, rinfodero, chiudo la zip, esco contento come una pasqua: non capita tutti i giorni di pisciare assieme ad un premio Nobel, e men che meno ad uno come lui (ammesso che ce ne siano altri).

…Diamine, mi sono accorto adesso di non essermi lavato le mani!