Il dono nelle donazioni@FBOV


Presentazione realizzata per FBOV – Fondazione Banca degli Occhi del Veneto

La tesi di laurea magistrale in Scienze Filosofiche, discussa all’Università di Padova il 18 marzo 2015 e valutata con 110/100 e lode, affronta il tema delle donazioni anatomiche con un approccio bioetico. Si tratta di un lavoro giustificato da due distinti ordini di interesse:

–       il primo è quello accademico ed intellettuale per un ramo così interessante e così denso di problemi ed opportunità della riflessione bioetica contemporanea;

–       il secondo è invece personale: nel 2009 avevo deciso di diventare donatore di midollo osseo, ma le analisi hanno invece evidenziato una pancitopenia che ha condotto alla diagnosi di una forma severa di aplasia midollare idiopatica, curabile con il trapianto di CSE. La necessità di razionalizzare il fatto e il bisogno di convincere più persone possibile a donare, per me e per tutti coloro che come me aspettano la loro persona- medicina, sono sempre stati un buon propellente per la curiosità intellettuale.

Intendendo la bioetica come un tavolo interdisciplinare a cui la filosofia siede, ma né sola né al posto d’onore, l’approccio adottato implica l’obbligo di affrontare la questione da più punti di vista. L’intenzione primaria è stata quella di fare chiarezza intorno all’argomento, non trascurando di considerarne gli aspetti medico-scientifici, normativi, economici, sociologici e psicologici, oltre che etico-morali in senso stretto. A partire da una solida presentazione dei fatti, ho quindi affrontato un percorso di ricerca sul concetto di dono, popolare e ricorrente in filosofia nei lavori di molti autori della seconda metà dello scorso secolo (ma non solo), arrivando ad abbozzare i lineamenti della sua incarnazione trapiantologica, sia in una prospettiva più strettamente analitica che da un punto di vista pratico.

Credo fortemente in una filosofia “con un piede per terra”: uno soltanto, per non volare via, su nelle torri d’avorio, ma anche per non appiattirsi a mero strumento metodologico, con il solo compito di fare ordine e chiarezza. È questa idea di filosofia che mi ha guidato e che ho continuato a porre sotto verifica nel corso di questo lavoro, attraversando tutti i problemi connessi alla trapiantologia che avessero una qualche rilevanza da un punto di vista bioetico: così, dopo la delineazione di alcuni aspetti introduttivi (prima sezione) ho cercato in primo luogo di delineare quale sia lo status quaestionis, considerando sia il fatto medico dei trapianti che l’asset normativo ad essi correlato (seconda sezione). Mi sono quindi occupato delle questioni etiche sollevate da queste pratiche, dalle condizioni in cui avviene il prelievo degli organi, dei tessuti e delle cellule necessari al modo in cui tali parti anatomiche sono allocate (argomento che sarebbe stato impensabile affrontare senza la valida guida della dr. Lucia Rizzato, dirigente del CNT operativo); dal reperimento di nuovi donatori alla relazione con le famiglie dei donatori deceduti, toccando l’importante tasto delle ragioni di chi decide di non donare (terza sezione). Ho quindi preso in esame il progetto “la donazione organi come tratto identitario”, una sperimentazione avviata nel 2012 in Umbria che ad oggi rappresenta la più promettente soluzione al problema della carenza di donatori (quarta sezione). Mi sono occupato, infine, dell’orizzonte teorico delle riflessioni sul dono, cercando di fare il punto su quanto finora è stato detto sul tema al fine di rispondere a domande quali “è effettivamente possibile donare?”, “è possibile unificare le donazioni anatomiche nell’idea del dono?”, “come dev’essere caratterizzato un dono che sia al contempo reale e realizzabile?” (quinta sezione). Nella sesta sezione, infine, riprendo conclusivamente alcune chiavi interpretative presentate e discusse nelle pagine precedenti.