Sotto un’altra luce


È primavera. Dopo un inverno lungo e nevoso non ti pare nemmeno vero uscire di casa senza giacca e sederti al bar, ai tavolini all’aperto, godendo della luce, del tepore, magari anche gustando il primo gelato. Senti un fruscio di stoffa, un ticchettio di bastoncini. Ti giri: c’è un matto in assetto scialpinistico completo che cammina veloce, diretto alle montagne. Segui con sguardo curioso il personaggio ed i suoi sci, che attaccati allo zaino svettano di un buon metro sopra le teste dei passanti, curiosi quanto te. Ma il tempo è mite e piacevole, ed il centro città non è di certo un posto da avventure invernali. Viene facile alzare le spalle per continuare a crogiolarsi come lucertole al sole.

Tolkien era stato molto chiaro, riguardo alla questione: bisogna stare attenti a mettere i piedi fuori dalla porta di casa. Si sa mai che inciampi in un’avventura, e poi chi lo sa come va a finire. È quello che succede a Bilbo Baggins ed a suo nipote Frodo, rispettivamente in “lo Hobbit” ed “il Signore degli Anelli”: piccoli e pacifici omini, tradizionalmente legati ad una vita tranquilla nella placida e rurale Contea, che da un giorno all’altro si trovano catapultati in saghe epiche popolate di draghi, elfi ed orchi.

Se sei un hobbit normale ed apprezzi una vita tranquilla senza sorprese, rivelazioni e draghi, beh, di certo questa cosa va presa come un avvertimento: vivi con gli occhi puntati a terra! Godi della bellezza del tuo orto, e se qualcosa o qualcuno di inusuale si para sulla tua soglia, stattene in casa, che non si sa mai.

Se invece non sei un hobbit la storia è diversa, e l’avvertimento diventa un consiglio, un monito: ricorda! Anche fuori dalla porta di casa tua puoi trovare qualcosa di grande ed incredibile, qualcosa che trasformi quel giorno e magari i successivi in una meravigliosa avventura.

Merano non è la Contea del Signore degli Anelli, ed i suoi paesaggi differiscono molto dalle dolci colline ispirate alle campagne del Warwickshire. Ciononostante, nel corso degli ultimi secoli non ha avuto una reputazione molto diversa: è dall’ottocento, infatti, che il clima mite, l’urbanistica graziosa, l’aria buona e l’acqua termale attirano gente in cerca di relax e di riposo, da Kafka all’Imperatrice Sissi.
Eppure anche a Merano, anche nella sua dolce primavera, si rischia di incappare in un’avventura. Basterebbe seguire quello strano personaggio con gli sci in spalla. Bisogna aver fiato e tenere il suo passo, che velocemente lo porta su ai Masi della Muta, a millequattrocento metri, dove il sole scalda ancora, ma l’aria è più frizzante. Bisognerebbe poi saper volare: sì, perché l’uomo che è salito da Merano non si limita a gustarsi la vista che da lassù si apre sulla valle, o la brezza piacevole e sostenuta che tira in alto: perché Aaron nel suo zaino oltre alla dotazione da scialpinismo ha anche un parapendio. Quel vento lo imbriglia con perizia e leggerezza, giocandoci come con un vecchio amico.

In una giornata così è relativamente semplice incappare in una buona termica, annusarne il core e cavalcarlo per salire in alto, fino a tremila metri. Da lassù si vede più lontano, oltre ai versanti sud assolati su cui la primavera sta già salendo. Si vedono i laghi di Sopranes, per esempio: in estate sono una manciata di schegge di cielo lanciate in una conca color verde e granito, uno di quei posti in cui viene voglia di fermarsi per sempre; ora, invece, i loro riflessi sono ancora custoditi da un’alta coltre di ghiaccio. Sì, perché su questo versante la primavera è ben lungi dallo stendere la sua mano. Anzi: ci vorranno ancora settimane, forse mesi, prima che se ne ricordi. Qui, a pochi chilometri in linea d’aria dai gelati e dalle piazze assolate c’è ancora l’inverno, quello vero.

Aaron atterra con l’eleganza e la precisione di un rapace, sollevando un piccolo sbuffo di neve leggera e sottile. Ripiega il parapendio, riponendolo con cura nello zaino. Ora bisognerebbe avere gambe allenate, per seguirlo nella sua avventura, che prosegue sulle pelli fin su ai duemilaottocento metri della Schwarzkopf, la Cima Nera. La neve polverosa e soffice brilla come i suoi occhi, mentre sale veloce e costante. Lo sguardo corre lontano, accarezzando la schiena delle Alpi Venoste, che in una giornata come questa sembrano fare le fusa come un gatto, perdendosi poi verso il Similaun, il Wildspitze, l’Austria.

La discesa è un disegno. Inizia lenta, lungo una cresta appena accennata che poco più sotto, curva dopo curva, si apre su un piano ampio e gradevole. Si potrebbe sciare ancora, a dire il vero: a duemila metri le condizioni della neve rimangono ben più che accettabili. Invece Aaron si ferma. Apre lo zaino, preparando di nuovo il suo parapendio. Distende bene la vela, controllando i cordini. Attacca l’imbrago, collega l’acceleratore, si assicura che il paracadute di emergenza sia in ordine, infila l’imbrago e controlla che sia tutto a posto e ben chiuso. Decolla appena sente il vento giusto, quello con cui ha voglia di giocare. In basso, sotto agli sci che ha ancora addosso, scorre l’ultima neve, seguita da roccia e da bosco.

Se sei un mangiatore di gelati particolarmente vorace oppure un flaneur particolarmente ozioso, beh, fai in tempo a vederlo tornare, quell’uomo strano che hai visto partire con gli sci in spalla. Solo che stavolta è un puntino nel cielo che un po’ alla volta diventa sempre più grande, mentre punta decisamente verso lo stabilimento delle terme. Ed è proprio lì che atterra, con gli sci sull’erba verde, e buona pace di Sissi, Kafka e tutti gli altri notabili fan dell’ozio, passati e presenti.

Forse le avventure grandi e bellissime con draghi e tesori non esistono, se non nei libri e nella fantasia di scrittori e lettori. Ma di sicuro ne esistono altre, non meno strane ed entusiasmanti. Siamo abituati a pensare che per acchiapparle e cavalcarle serva andare lontano, magari dall’altro lato del mondo, in cerca di un posto inesplorato ed esotico: forse non è così che stanno le cose. Forse non serve viaggiare con il corpo, se hai una testa che viaggia. Forse basta saper vedere il mondo come se fosse un puzzle, ma uno di quelli che puoi smontare e ricomporre secondo il tuo gusto, mescolando cose che nessuno aveva mai pensato di poter mettere assieme. Anche le montagne di casa, quelle che conosci come le tue tasche, possono ancora essere un posto incredibile: basta vederle sotto un’altra luce.

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Articolo scritto per Salewa Pure Mountain Blog. © Storyteller-Labs. Tutti i diritti sono riservati.